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Nata nel 1925, la collezione custodita nella Galleria di Via Crispi documenta l’ambiente artistico romano tra la seconda metà dell’Ottocento e il secondo dopoguerra: capolavori di scultura, pittura e grafica a firma dei grandissimi artisti che li hanno realizzati, sono la testimonianza del meglio di quell’epoca a Roma e ne raccontano la Storia, non solo dell’Arte.
Nata nel 1925, la collezione custodita nella Galleria di Via Crispi ha avuto sin dalla sua istituzione una finalità ben precisa: documentare l’ambiente artistico romano. È così che ci giunge - a distanza di quasi un secolo - un patrimonio assoluto di Arte Moderna, nonché uno tra i maggiori di Roma Capitale, oggi. Capolavori di scultura, pittura e grafica a firma dei grandissimi artisti che li hanno realizzati tra la seconda metà dell’Ottocento e il secondo dopoguerra, sono la testimonianza del meglio di quell’epoca a Roma e ne raccontano la Storia, non solo dell’Arte.
Il primo nucleo della Galleria - acquisito nel 1883 presso l’Esposizione Internazionale di Belle Arti e destinato ad arricchirsi rapidamente – venne inaugurato a Palazzo Caffarelli in Campidoglio.
È del 1931 la trasformazione del nome in Galleria Mussolini, e vi si trova, allora, un panorama altamente rappresentativo dell’Arte italiana del secolo precedente. Ma è proprio nel corso degli anni Trenta che la collezione si amplia, con acquisizioni di opere dalle rassegne romane dell’epoca. Sono anni di straordinario fervore creativo, ed infatti entrano a far parte della Collezione opere di Giorgio de Chirico, Mario Mafai, Scipione, Gino Severini, Giorgio Morandi, Giuseppe Capogrossi, Afro, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Mario Sironi e, tra gli scultori, Arturo Martini, Marino Marini, Giacomo Manzù. L’allestimento attuale nell’antico monastero delle Carmelitane Scalze restituisce al pubblico - a distanza di molti anni dalla chiusura nel 2003 - una Galleria adeguata ai moderni standard museali, in cui ammirare un’accurata selezione di opere tra le tremila parte della Collezione. È un percorso privilegiato tra le tendenze dell’arte italiana post risorgimentale e del Novecento: dal realismo partenopeo di Vincenzo Gemito all’estetica simbolista di Nino Costa e Hirémy Hirschl, dalle interpretazioni Liberty di Adolfo De Carolis e Duilio Cambellotti ai ritratti del Divisionismo romano, si arriva alla cultura artistica tra le due guerre. Qui, si spazia dalla riscoperta di una nuova classicità in Felice Carena al Novecento di Mario Sironi; dal Realismo Magico di Antonio Donghi agli esiti futuristi di Enrico Prampolini, per continuare con i capolavori degli anni Trenta: Scipione e la Scuola Romana per la pittura, Arturo Martini e Marino Marini per la scultura.